Pa', questo ormai lo abbiamo stabilito. Il commerciante, il professionista. l'artigiano, quello che è DEVE accettare il pagamento in TUTTE le forme riconosciute. Ma a patto che 50 euro siano 50 euro.Gato ha scritto: ↑23/10/2019, 11:09Le commissioni sui pagamenti elettronici potevano avere un senso 20 anni fa quando c'era da mettere ancora su tutta l'infrastruttura tecnologica dietro la gestione di tali pagamenti (un po' quando un SMS ti costava 10 centesimi mentre ora te li danno illimitati perché ormai l'infrastruttura è bella che pagata).
La banca il pos te lo dovrebbe fare gratis, altroché! Visto che più fai strisciare e più soldi entrano in banca che poi reinveste ecc ecc...
Come dice Alf, anche 24 ore con una giacenza di qualche mln di euro spostano per una banca.
Allo stesso tempo, per legge, chi non accetta le carte non può rifiutare compravendita, per il sempre fatto che io mio bancomat ha lo stesso corso legale di una banconota.
Le volte che mi viene detto che il pos non funziona, o fanno come Alfonso che GIUSTAMENTE ti chiede la cortesia di riprovare più tardi (ma non è che non ti fa uscire con la spesa), ma se mi invitano a prelevare nel bancomat più vicino, vado in puzza, mollo la merce, saluto e compro altrove.
Però è sacrosanto che se pago 10 con carta, all'esercente debbano entrare 10.
10 euro cartacei non possono valere di più di 10 euro elettronici.
Pos ed evasione, opinioni?
- alphonse
- Località: Roma
Messaggio
Re: Pos ed evasione, opinioni?
Però ci sono anche i costi di gestione del contante: errori di resto, rapine, costi del trasporto valori etc. Diciamo che 10 in contanti non vale mica 10 sempre...
- Curiosity
- Località: Roma
Coccordo.
Ammanchi di cassa, quando lavoravo per i negozi a fine serata de riffa o de raffa mancava sempre qualcosa. Rapine, che per farmacie o tabaccai non so mica cosi estemporanee come per un barbiere. Il problema delle banconote false.
Una certa commissione andrà cmq sempre pagata.
- Il Sigaro
- Località: Roma
Sto dicendo che i soldi nell'impresa ce li mette l'imprenditore. In una situazione ordinaria, il profitto dell'imprenditore è essenziale per la sopravvivenza dell'impresa, e deve essere tale da garantire l'equilibrio in presenza di picchi e crolli del mercato, che - anche se in misura diversa a seconda delle attività - sono una caratteristica di tutte le attività di impresa. Dopo di che, se nell'impresa calano i profitti calano innanzitutto le entrate dell'imprenditore.Takkar ha scritto: ↑23/10/2019, 11:46Sicuramente non lo so, faccio un altro mestiere, scrivo quello che vedo/sento in giro (ci saranno sicuramente le eccezioni); lo hai scritto anche tu che se non raggiungi i profitti attesi licenzi. Lo hai scritto tu eh.Il Sigaro ha scritto: ↑22/10/2019, 23:31Mi sa che però non t’è chiaro come funziona un’impresa e cosa è il rischio d’impresa.Takkar ha scritto: ↑22/10/2019, 20:15La verità è che ognuno tira acqua al proprio mulino:
- lo stato cerca di reperire il gettito fiscale che necessità per mantenere in piedi la macchina statale, andando a reperire fondi certi dai lavoratori dipendenti attraverso le trattenute in busta e cercando di rastrellare il più possibile dai lavoratori autonomi/imprese che si inventano, nella maggior parte dei casi, i draghi per pagare meno tasse possibili, compreso l’utilizzo dei contratti capestro per i loro dipendenti (promossi dallo stato stesso che però è brutto è cattivo quando chiede il conto...); in più scende a compromessi con le grandi imprese per cercare di tenersi buona qualche misera entrata e non perdere posti di lavoro dipendente (fonte vera del gettito fiscale di cui sopra);
- le imprese/lavor. autonomi cercano di barcamenarsi in uno scenario dove i consumi e gli affari sono sempre più contratti, le tasse da pagare, di pari passo con l’evasione e dove i tempi d’oro ormai sono un lontano ricordo ...il rischio d’impresa sembra ricadere sempre più sui dipendenti, sempre i primi a pagare quando le cose non vanno e ovviamente, in tutto ciò, lamentano che la macchina statale non funziona, non eroga servizi adeguati etc etc
- i dipendenti/primi finanziatori dello stato e vera macchina operativa del paese (in tutti i sensi) che, ormai per due lire e con contratti capestro, si assumo il rischio d’impresa, perché se le cose vanno male sono i primi a pagare e se capita che per risparmiare qualche 100 Euro non chiedono la fattura si sentiranno pure in colpa e fuori luogo perché non sono abituati o per necessità. Di sicuro però subiscono al 100% le inefficienze dello stato che finanziano perché la disponibilità per ricorrere a servizi/mezzi alternativi/privati sicuramente non c’è.
Tutti però ci lamentiamo allo stesso modo quando le cose non funzionano.
A casa mia quella dovrebbe essere l'ultima ratio, almeno quello che insegnavano a scuola quando evidentemente le cose erano strutturate diversamente. Oggi con i contratti capestro è la via più facile. Anche da me funziona così.
Se mi spieghi cos'è il rischio d'impresa oggi secondo te leggo volentieri.
Il licenziamento da crisi del fatturato non è lo strumento con il quale l'imprenditore fotte il dipendente per trattenersi lo stipendio di quest'ultimo, è la conseguenza di una situazione in cui l'impresa non regge più economicamente e deve contrarre la produzione per risparmiare. E il primo che ci rimette è sempre l'imprenditore.
Quando io dico che se mi aumentano i costi sono costretto a rinunciare a un collaboratore, non significa che lo mando via per tenermi i suoi soldi. Significa che rinuncerò ad assumere alcuni incarichi che svolgevo grazie a lui (contrazione del fatturato) oppure che dovrò lavorare di sabato e di domenica (ammesso che ce la faccia fisicamente).
Chiaramente questo avviene in un meccanismo "normale". Poi ci sono le patologie, ma possono riguardare l'imprenditore (conti truccati, bancarotta fraudolenta, contratti capestro come li chiami tu, ecc. ecc.) come pure il dipendente (assenze dal lavoro, malattie certificate da medici compiacenti, false attestazioni di presenza, fancazzismo generico, ecc.). Trovare un ragazzo che lavora seriamente non è affatto facile, e i collaboratori realmente bravi e affidabili sono sempre richiestissimi.
Tudor dalla Croazia incrocia le dita per la fumata bianca (cit.)
Siete diventati stupidi appresso a Lotito (cit.)
"Un motivo ci sarà"
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- Massimo G
- Località: Roma
Bravo Sigaro, breve e "circonciso". Analisi più che giustaIl Sigaro ha scritto: ↑23/10/2019, 13:32Sto dicendo che i soldi nell'impresa ce li mette l'imprenditore. In una situazione ordinaria, il profitto dell'imprenditore è essenziale per la sopravvivenza dell'impresa, e deve essere tale da garantire l'equilibrio in presenza di picchi e crolli del mercato, che - anche se in misura diversa a seconda delle attività - sono una caratteristica di tutte le attività di impresa. Dopo di che, se nell'impresa calano i profitti calano innanzitutto le entrate dell'imprenditore.Takkar ha scritto: ↑23/10/2019, 11:46Sicuramente non lo so, faccio un altro mestiere, scrivo quello che vedo/sento in giro (ci saranno sicuramente le eccezioni); lo hai scritto anche tu che se non raggiungi i profitti attesi licenzi. Lo hai scritto tu eh.Il Sigaro ha scritto: ↑22/10/2019, 23:31Mi sa che però non t’è chiaro come funziona un’impresa e cosa è il rischio d’impresa.Takkar ha scritto: ↑22/10/2019, 20:15La verità è che ognuno tira acqua al proprio mulino:
- lo stato cerca di reperire il gettito fiscale che necessità per mantenere in piedi la macchina statale, andando a reperire fondi certi dai lavoratori dipendenti attraverso le trattenute in busta e cercando di rastrellare il più possibile dai lavoratori autonomi/imprese che si inventano, nella maggior parte dei casi, i draghi per pagare meno tasse possibili, compreso l’utilizzo dei contratti capestro per i loro dipendenti (promossi dallo stato stesso che però è brutto è cattivo quando chiede il conto...); in più scende a compromessi con le grandi imprese per cercare di tenersi buona qualche misera entrata e non perdere posti di lavoro dipendente (fonte vera del gettito fiscale di cui sopra);
- le imprese/lavor. autonomi cercano di barcamenarsi in uno scenario dove i consumi e gli affari sono sempre più contratti, le tasse da pagare, di pari passo con l’evasione e dove i tempi d’oro ormai sono un lontano ricordo ...il rischio d’impresa sembra ricadere sempre più sui dipendenti, sempre i primi a pagare quando le cose non vanno e ovviamente, in tutto ciò, lamentano che la macchina statale non funziona, non eroga servizi adeguati etc etc
- i dipendenti/primi finanziatori dello stato e vera macchina operativa del paese (in tutti i sensi) che, ormai per due lire e con contratti capestro, si assumo il rischio d’impresa, perché se le cose vanno male sono i primi a pagare e se capita che per risparmiare qualche 100 Euro non chiedono la fattura si sentiranno pure in colpa e fuori luogo perché non sono abituati o per necessità. Di sicuro però subiscono al 100% le inefficienze dello stato che finanziano perché la disponibilità per ricorrere a servizi/mezzi alternativi/privati sicuramente non c’è.
Tutti però ci lamentiamo allo stesso modo quando le cose non funzionano.
A casa mia quella dovrebbe essere l'ultima ratio, almeno quello che insegnavano a scuola quando evidentemente le cose erano strutturate diversamente. Oggi con i contratti capestro è la via più facile. Anche da me funziona così.
Se mi spieghi cos'è il rischio d'impresa oggi secondo te leggo volentieri.
Il licenziamento da crisi del fatturato non è lo strumento con il quale l'imprenditore fotte il dipendente per trattenersi lo stipendio di quest'ultimo, è la conseguenza di una situazione in cui l'impresa non regge più economicamente e deve contrarre la produzione per risparmiare. E il primo che ci rimette è sempre l'imprenditore.
Quando io dico che se mi aumentano i costi sono costretto a rinunciare a un collaboratore, non significa che lo mando via per tenermi i suoi soldi. Significa che rinuncerò ad assumere alcuni incarichi che svolgevo grazie a lui (contrazione del fatturato) oppure che dovrò lavorare di sabato e di domenica (ammesso che ce la faccia fisicamente).
Chiaramente questo avviene in un meccanismo "normale". Poi ci sono le patologie, ma possono riguardare l'imprenditore (conti truccati, bancarotta fraudolenta, contratti capestro come li chiami tu, ecc. ecc.) come pure il dipendente (assenze dal lavoro, malattie certificate da medici compiacenti, false attestazioni di presenza, fancazzismo generico, ecc.). Trovare un ragazzo che lavora seriamente non è affatto facile, e i collaboratori realmente bravi e affidabili sono sempre richiestissimi.
Boia chi molla!
- alphonse
- Località: Roma
Se commetti errori sul cash pari a quelli delle commissioni del bancomat è meglio se pensi a cambia' lavoro.
- Takkar
- Località: Roma
Avevo capito che avresti licenziato i collaboratori, non ciò che hai spiegato ora ( cosa che avresti avuto facoltà di fare in caso di impresa inferiore ai 15 dipendenti).Il Sigaro ha scritto: ↑23/10/2019, 13:32Sto dicendo che i soldi nell'impresa ce li mette l'imprenditore. In una situazione ordinaria, il profitto dell'imprenditore è essenziale per la sopravvivenza dell'impresa, e deve essere tale da garantire l'equilibrio in presenza di picchi e crolli del mercato, che - anche se in misura diversa a seconda delle attività - sono una caratteristica di tutte le attività di impresa. Dopo di che, se nell'impresa calano i profitti calano innanzitutto le entrate dell'imprenditore.Takkar ha scritto: ↑23/10/2019, 11:46Sicuramente non lo so, faccio un altro mestiere, scrivo quello che vedo/sento in giro (ci saranno sicuramente le eccezioni); lo hai scritto anche tu che se non raggiungi i profitti attesi licenzi. Lo hai scritto tu eh.Il Sigaro ha scritto: ↑22/10/2019, 23:31Mi sa che però non t’è chiaro come funziona un’impresa e cosa è il rischio d’impresa.Takkar ha scritto: ↑22/10/2019, 20:15La verità è che ognuno tira acqua al proprio mulino:
- lo stato cerca di reperire il gettito fiscale che necessità per mantenere in piedi la macchina statale, andando a reperire fondi certi dai lavoratori dipendenti attraverso le trattenute in busta e cercando di rastrellare il più possibile dai lavoratori autonomi/imprese che si inventano, nella maggior parte dei casi, i draghi per pagare meno tasse possibili, compreso l’utilizzo dei contratti capestro per i loro dipendenti (promossi dallo stato stesso che però è brutto è cattivo quando chiede il conto...); in più scende a compromessi con le grandi imprese per cercare di tenersi buona qualche misera entrata e non perdere posti di lavoro dipendente (fonte vera del gettito fiscale di cui sopra);
- le imprese/lavor. autonomi cercano di barcamenarsi in uno scenario dove i consumi e gli affari sono sempre più contratti, le tasse da pagare, di pari passo con l’evasione e dove i tempi d’oro ormai sono un lontano ricordo ...il rischio d’impresa sembra ricadere sempre più sui dipendenti, sempre i primi a pagare quando le cose non vanno e ovviamente, in tutto ciò, lamentano che la macchina statale non funziona, non eroga servizi adeguati etc etc
- i dipendenti/primi finanziatori dello stato e vera macchina operativa del paese (in tutti i sensi) che, ormai per due lire e con contratti capestro, si assumo il rischio d’impresa, perché se le cose vanno male sono i primi a pagare e se capita che per risparmiare qualche 100 Euro non chiedono la fattura si sentiranno pure in colpa e fuori luogo perché non sono abituati o per necessità. Di sicuro però subiscono al 100% le inefficienze dello stato che finanziano perché la disponibilità per ricorrere a servizi/mezzi alternativi/privati sicuramente non c’è.
Tutti però ci lamentiamo allo stesso modo quando le cose non funzionano.
A casa mia quella dovrebbe essere l'ultima ratio, almeno quello che insegnavano a scuola quando evidentemente le cose erano strutturate diversamente. Oggi con i contratti capestro è la via più facile. Anche da me funziona così.
Se mi spieghi cos'è il rischio d'impresa oggi secondo te leggo volentieri.
Il licenziamento da crisi del fatturato non è lo strumento con il quale l'imprenditore fotte il dipendente per trattenersi lo stipendio di quest'ultimo, è la conseguenza di una situazione in cui l'impresa non regge più economicamente e deve contrarre la produzione per risparmiare. E il primo che ci rimette è sempre l'imprenditore.
Quando io dico che se mi aumentano i costi sono costretto a rinunciare a un collaboratore, non significa che lo mando via per tenermi i suoi soldi. Significa che rinuncerò ad assumere alcuni incarichi che svolgevo grazie a lui (contrazione del fatturato) oppure che dovrò lavorare di sabato e di domenica (ammesso che ce la faccia fisicamente).
Chiaramente questo avviene in un meccanismo "normale". Poi ci sono le patologie, ma possono riguardare l'imprenditore (conti truccati, bancarotta fraudolenta, contratti capestro come li chiami tu, ecc. ecc.) come pure il dipendente (assenze dal lavoro, malattie certificate da medici compiacenti, false attestazioni di presenza, fancazzismo generico, ecc.). Trovare un ragazzo che lavora seriamente non è affatto facile, e i collaboratori realmente bravi e affidabili sono sempre richiestissimi.
Comunque, i soldi nell’impresa, a volte, li mette anche lo stato, vedi ultimo caso Whirpool e gli ammortizzatori sociali per sostenere la cassa integrazione, ad esempio.
Se permetti, quando dici che per primo ci rimette sempre l’imprenditore, dici, secondo me, una cosa non vera. Chi ci rimette prima di tutto sono i dipendenti che sono l’anello debole del sistema. Non a caso sono spesso in piazza a far presente il proprio disagio e come vedi, per i quali sono previste forme di assistenza sociale ed i finanziamenti erogati all’impresa, di cui sopra, trovano giustificazione nel sostegno ai dipendenti ed a salvaguardare i loro posti di lavoro più che all’imprenditore, che di solito, se non sempre, casca in piedi.
"Essere piagnucolosi è uno stile di vita!"
Aooo ma non dovevamo fa na sfida de mozzarella de bufala?
Da na parte Cica Al Foketto
Dall’altra io corso sispacs?
Da na parte Cica Al Foketto
Dall’altra io corso sispacs?
- Corso Trieste
- Località: Roma
Ot
Se ieri eri tu che stavi a fa chiusura in pizzeria ti ho visto, volevo entrà ma c’avevo le pastarelle di Quadrani in mano e Sipasc che mi aspettava co’ n’arrabbiata da paura sennò ti venivo a conoscere.
Bonaaaa.Corso Trieste ha scritto: ↑23/10/2019, 17:07Ot
Se ieri eri tu che stavi a fa chiusura in pizzeria ti ho visto, volevo entrà ma c’avevo le pastarelle di Quadrani in mano e Sipasc che mi aspettava co’ n’arrabbiata da paura sennò ti venivo a conoscere.
No queste sere stavo in libreria!
Però vie’ cazzo
- alphonse
- Località: Roma
Io non gareggio, metto la mozza, ma non posso stare dietro i pesi massimi, sono un gallo, al massimo un piuma.
Però sui dolci sfido pure un supermassimo.
- Corso Trieste
- Località: Roma
Ma ovvio, neanche io partecipo, li guardiamo ingozzasse, quelli so’ professionisti, noi ci beviamo un bianco mentre loro gareggiano anche se, lo ammetto, delle Capozzi che vendi tu un giorno me ne sono fatte quattro da 250 in scioltezza proprio, quelle sono veramente mozzarelle coi controcoglioni.
Ma siamo ot, riprendiamo a discutere se sia giusto, o almeno “normale” che io scontrino 30 euro e sul conto arriva una cifra inferiore...
Io coi dolci nn ce faccio
Ma co la mozzarella er cica lo doppio
Ma co la mozzarella er cica lo doppio
CioèCorso Trieste ha scritto: ↑23/10/2019, 17:57Ma ovvio, neanche io partecipo, li guardiamo ingozzasse, quelli so’ professionisti, noi ci beviamo un bianco mentre loro gareggiano anche se, lo ammetto, delle Capozzi che vendi tu un giorno me ne sono fatte quattro da 250 in scioltezza proprio, quelle sono veramente mozzarelle coi controcoglioni.
Ma siamo ot, riprendiamo a discutere se sia giusto, o almeno “normale” che io scontrino 30 euro e sul conto arriva una cifra inferiore...
Tu hai acquistato una cosa a 30 € e sullo scontrino c’era un’altra cifra inferiore ai 30 € ?
- Il Sigaro
- Località: Roma
Takkar, non voglio insistere, anzi poi la chiudo qui perché non mi interessa farmi dare ragione, ma quello che scrivi tu dimostra proprio quello che sostengo io.Takkar ha scritto: ↑23/10/2019, 16:15Avevo capito che avresti licenziato i collaboratori, non ciò che hai spiegato ora ( cosa che avresti avuto facoltà di fare in caso di impresa inferiore ai 15 dipendenti).Il Sigaro ha scritto: ↑23/10/2019, 13:32Sto dicendo che i soldi nell'impresa ce li mette l'imprenditore. In una situazione ordinaria, il profitto dell'imprenditore è essenziale per la sopravvivenza dell'impresa, e deve essere tale da garantire l'equilibrio in presenza di picchi e crolli del mercato, che - anche se in misura diversa a seconda delle attività - sono una caratteristica di tutte le attività di impresa. Dopo di che, se nell'impresa calano i profitti calano innanzitutto le entrate dell'imprenditore.Takkar ha scritto: ↑23/10/2019, 11:46
Sicuramente non lo so, faccio un altro mestiere, scrivo quello che vedo/sento in giro (ci saranno sicuramente le eccezioni); lo hai scritto anche tu che se non raggiungi i profitti attesi licenzi. Lo hai scritto tu eh.
A casa mia quella dovrebbe essere l'ultima ratio, almeno quello che insegnavano a scuola quando evidentemente le cose erano strutturate diversamente. Oggi con i contratti capestro è la via più facile. Anche da me funziona così.
Se mi spieghi cos'è il rischio d'impresa oggi secondo te leggo volentieri.
Il licenziamento da crisi del fatturato non è lo strumento con il quale l'imprenditore fotte il dipendente per trattenersi lo stipendio di quest'ultimo, è la conseguenza di una situazione in cui l'impresa non regge più economicamente e deve contrarre la produzione per risparmiare. E il primo che ci rimette è sempre l'imprenditore.
Quando io dico che se mi aumentano i costi sono costretto a rinunciare a un collaboratore, non significa che lo mando via per tenermi i suoi soldi. Significa che rinuncerò ad assumere alcuni incarichi che svolgevo grazie a lui (contrazione del fatturato) oppure che dovrò lavorare di sabato e di domenica (ammesso che ce la faccia fisicamente).
Chiaramente questo avviene in un meccanismo "normale". Poi ci sono le patologie, ma possono riguardare l'imprenditore (conti truccati, bancarotta fraudolenta, contratti capestro come li chiami tu, ecc. ecc.) come pure il dipendente (assenze dal lavoro, malattie certificate da medici compiacenti, false attestazioni di presenza, fancazzismo generico, ecc.). Trovare un ragazzo che lavora seriamente non è affatto facile, e i collaboratori realmente bravi e affidabili sono sempre richiestissimi.
Comunque, i soldi nell’impresa, a volte, li mette anche lo stato, vedi ultimo caso Whirpool e gli ammortizzatori sociali per sostenere la cassa integrazione, ad esempio.
Se permetti, quando dici che per primo ci rimette sempre l’imprenditore, dici, secondo me, una cosa non vera. Chi ci rimette prima di tutto sono i dipendenti che sono l’anello debole del sistema. Non a caso sono spesso in piazza a far presente il proprio disagio e come vedi, per i quali sono previste forme di assistenza sociale ed i finanziamenti erogati all’impresa, di cui sopra, trovano giustificazione nel sostegno ai dipendenti ed a salvaguardare i loro posti di lavoro più che all’imprenditore, che di solito, se non sempre, casca in piedi.
Lo Stato interviene quando c'è un'emergenza sociale, diciamo così, perché quando si perdono posti di lavoro non è una bella cosa. Dopo di che, ammortizzatori vari e cassa integrazione sono tutele per i lavoratori, per l'appunto. Non è che i soldi della cassa integrazione dei dipendenti se li mette in tasca l'azionista, eh
Il concetto di rischio è connaturato alla figura dell'imprenditore, non a quella del dipendente. A meno che non vogliamo stravolgere tutti i manuali di scienza dell'economia
Probabilmente confondi il rischio di impresa con la circostanza che, in condizioni normali, l'imprenditore guadagna più di un suo salariato. Ma ci mancherebbe che non fosse così! Rischia di più e, se gli va bene, guadagna di più; se gli va male, perde di più (perché, per la cronaca, per avviare un'impresa e per mantenerla e aggiornarla devi cacciare i soldi e pure tanti. Per farti assumere no. Ergo, se l'impresa va per aria, tutto il capitale investito dall'imprenditore va in fumo. Non so se mi spiego).
Tudor dalla Croazia incrocia le dita per la fumata bianca (cit.)
Siete diventati stupidi appresso a Lotito (cit.)
"Un motivo ci sarà"
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- Takkar
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Figurati se dobbiamo scrivere per avere ragione, mica siamo sotto giudizio.
Il rischio d’impresa è per natura a carico di chi investe che, come “premio”, gode gli utili derivanti dall’attività di specie. Questo dicono i manuali e non ho, ne intendo, confutarlo.
Io sto dicendo che in realtà questo non è sempre vero perché, oggi come oggi, per ciò che ho esposto prima, quando il famoso “premio” non arriva, il “conto” lo pagano i dipendenti.
Per questo sto scrivendo che il rischio d’impresa mi sembra che ricada sui dipendenti in molti casi.
Quando da me si fanno le riunioni dove si parla di budget, molto velatamente, l’”imprenditore”, usa frasi del tipo:”se non si raggiunge tale obiettivo salta qualche testa...” o simili. Ovviamente la testa non è la sua o degli azionisti...
Secondo te chi rischia? Quanto meno stiamo al 50%...e mi tengo stretto, perché comunque la strategia la fa lui, noi siamo meri esecutori, che possiamo fare bene o male. Quindi se faccio bene quello bravo è lui e si intasca i dindi (io alla meglio mi tengo il posto di lavoro) perché lui è l’imprenditore che ha rischiato, se le cose non vanno come devono andare, per mia incapacità o per strategia errata (sua), pago io.
(Atteggiamento secondo me in stretta relazione alla crisi attuale ed ai contratti capestro...)
Il rischio d’impresa è per natura a carico di chi investe che, come “premio”, gode gli utili derivanti dall’attività di specie. Questo dicono i manuali e non ho, ne intendo, confutarlo.
Io sto dicendo che in realtà questo non è sempre vero perché, oggi come oggi, per ciò che ho esposto prima, quando il famoso “premio” non arriva, il “conto” lo pagano i dipendenti.
Per questo sto scrivendo che il rischio d’impresa mi sembra che ricada sui dipendenti in molti casi.
Quando da me si fanno le riunioni dove si parla di budget, molto velatamente, l’”imprenditore”, usa frasi del tipo:”se non si raggiunge tale obiettivo salta qualche testa...” o simili. Ovviamente la testa non è la sua o degli azionisti...
Secondo te chi rischia? Quanto meno stiamo al 50%...e mi tengo stretto, perché comunque la strategia la fa lui, noi siamo meri esecutori, che possiamo fare bene o male. Quindi se faccio bene quello bravo è lui e si intasca i dindi (io alla meglio mi tengo il posto di lavoro) perché lui è l’imprenditore che ha rischiato, se le cose non vanno come devono andare, per mia incapacità o per strategia errata (sua), pago io.
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- alphonse
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Visto dramma ormai è che quello che una veniva definito comunemente rischio di impresa, non esiste più. Esso è stato scavalcato da una serie di rotture di coglioni ed ostacoli che il vero rischio di impresa è nulla rispetto al resto.
- alphonse
- Località: Roma
Però, abbi pazienza, al netto di botti o fallimenti pilotati, vuoi che a cascata le conseguenze di una crisi aziendale non ricadano alla fine anche sui proprietari?Takkar ha scritto: ↑23/10/2019, 19:07Figurati se dobbiamo scrivere per avere ragione, mica siamo sotto giudizio.
Il rischio d’impresa è per natura a carico di chi investe che, come “premio”, gode gli utili derivanti dall’attività di specie. Questo dicono i manuali e non ho, ne intendo, confutarlo.
Io sto dicendo che in realtà questo non è sempre vero perché, oggi come oggi, per ciò che ho esposto prima, quando il famoso “premio” non arriva, il “conto” lo pagano i dipendenti.
Per questo sto scrivendo che il rischio d’impresa mi sembra che ricada sui dipendenti in molti casi.
Quando da me si fanno le riunioni dove si parla di budget, molto velatamente, l’”imprenditore”, usa frasi del tipo:”se non si raggiunge tale obiettivo salta qualche testa...” o simili. Ovviamente la testa non è la sua o degli azionisti...
Secondo te chi rischia? Quanto meno stiamo al 50%...e mi tengo stretto, perché comunque la strategia la fa lui, noi siamo meri esecutori, che possiamo fare bene o male. Quindi se faccio bene quello bravo è lui e si intasca i dindi (io alla meglio mi tengo il posto di lavoro) perché lui è l’imprenditore che ha rischiato, se le cose non vanno come devono andare, per mia incapacità o per strategia errata (sua), pago io.
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- Il Sigaro
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Ma se è così chi te lo fa fare di lavorare da dipendente? Apriti un'impresa, no?Takkar ha scritto: ↑23/10/2019, 19:07Figurati se dobbiamo scrivere per avere ragione, mica siamo sotto giudizio.
Il rischio d’impresa è per natura a carico di chi investe che, come “premio”, gode gli utili derivanti dall’attività di specie. Questo dicono i manuali e non ho, ne intendo, confutarlo.
Io sto dicendo che in realtà questo non è sempre vero perché, oggi come oggi, per ciò che ho esposto prima, quando il famoso “premio” non arriva, il “conto” lo pagano i dipendenti.
Per questo sto scrivendo che il rischio d’impresa mi sembra che ricada sui dipendenti in molti casi.
Quando da me si fanno le riunioni dove si parla di budget, molto velatamente, l’”imprenditore”, usa frasi del tipo:”se non si raggiunge tale obiettivo salta qualche testa...” o simili. Ovviamente la testa non è la sua o degli azionisti...
Secondo te chi rischia? Quanto meno stiamo al 50%...e mi tengo stretto, perché comunque la strategia la fa lui, noi siamo meri esecutori, che possiamo fare bene o male. Quindi se faccio bene quello bravo è lui e si intasca i dindi (io alla meglio mi tengo il posto di lavoro) perché lui è l’imprenditore che ha rischiato, se le cose non vanno come devono andare, per mia incapacità o per strategia errata (sua), pago io.
(Atteggiamento secondo me in stretta relazione alla crisi attuale ed ai contratti capestro...)
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MI sembra di essere tornato alla lotta di classe degli Anni Settanta, ma a quei tempi se la pigliavano coi ricchi veri , oggi col pizzicarolo e col barista.
- alphonse
- Località: Roma
PS Ma poi tutti 'sti commercianti, non dico ricchi, dico solo commercianti, dove li vedete che ormai almeno a Roma non ci stanno più?
Guardate che caldo che cazzo di caldo
Mettetevi nei panni di negozianti di abbigliamento ....
Veramente non ce stanno più stanno sparendo tutti
I commercianti...
- alphonse
- Località: Roma
Lui vuole giustamente dire che se io batto tu paghi 30 euro, batti 30, strisci 30, ma sul conto non trovi 30.
Chiaro, no?
Per cui, ricapitolando, tu paga come cazzo ti pare, ma a me a fronte di una transazione di 30 euro mi devi accreditare TRENTA euro.
Si si avevo letto il messaggio in modo diverso.
Ma si
Sono d’accordo che le transazioni devono essere gratuite.
Ma si
Sono d’accordo che le transazioni devono essere gratuite.
- Takkar
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Sicuramente, ma non c’è paragone. Non è una lotta di classe ma lo scenario attuale.alphonse ha scritto: ↑23/10/2019, 19:17Però, abbi pazienza, al netto di botti o fallimenti pilotati, vuoi che a cascata le conseguenze di una crisi aziendale non ricadano alla fine anche sui proprietari?Takkar ha scritto: ↑23/10/2019, 19:07Figurati se dobbiamo scrivere per avere ragione, mica siamo sotto giudizio.
Il rischio d’impresa è per natura a carico di chi investe che, come “premio”, gode gli utili derivanti dall’attività di specie. Questo dicono i manuali e non ho, ne intendo, confutarlo.
Io sto dicendo che in realtà questo non è sempre vero perché, oggi come oggi, per ciò che ho esposto prima, quando il famoso “premio” non arriva, il “conto” lo pagano i dipendenti.
Per questo sto scrivendo che il rischio d’impresa mi sembra che ricada sui dipendenti in molti casi.
Quando da me si fanno le riunioni dove si parla di budget, molto velatamente, l’”imprenditore”, usa frasi del tipo:”se non si raggiunge tale obiettivo salta qualche testa...” o simili. Ovviamente la testa non è la sua o degli azionisti...
Secondo te chi rischia? Quanto meno stiamo al 50%...e mi tengo stretto, perché comunque la strategia la fa lui, noi siamo meri esecutori, che possiamo fare bene o male. Quindi se faccio bene quello bravo è lui e si intasca i dindi (io alla meglio mi tengo il posto di lavoro) perché lui è l’imprenditore che ha rischiato, se le cose non vanno come devono andare, per mia incapacità o per strategia errata (sua), pago io.
(Atteggiamento secondo me in stretta relazione alla crisi attuale ed ai contratti capestro...)
"Essere piagnucolosi è uno stile di vita!"
- Takkar
- Località: Roma
Questa è una giusta osservazione, ad avere un’idea valida ed un piccolo capitale...
"Essere piagnucolosi è uno stile di vita!"
- alphonse
- Località: Roma
E, scusa, quale dovrebbe essere la tempistica? Quello che mette il capitale dovrebbe morire di fame prima lui, mica ho capito...Takkar ha scritto: ↑23/10/2019, 21:16Sicuramente, ma non c’è paragone. Non è una lotta di classe ma lo scenario attuale.alphonse ha scritto: ↑23/10/2019, 19:17Però, abbi pazienza, al netto di botti o fallimenti pilotati, vuoi che a cascata le conseguenze di una crisi aziendale non ricadano alla fine anche sui proprietari?Takkar ha scritto: ↑23/10/2019, 19:07Figurati se dobbiamo scrivere per avere ragione, mica siamo sotto giudizio.
Il rischio d’impresa è per natura a carico di chi investe che, come “premio”, gode gli utili derivanti dall’attività di specie. Questo dicono i manuali e non ho, ne intendo, confutarlo.
Io sto dicendo che in realtà questo non è sempre vero perché, oggi come oggi, per ciò che ho esposto prima, quando il famoso “premio” non arriva, il “conto” lo pagano i dipendenti.
Per questo sto scrivendo che il rischio d’impresa mi sembra che ricada sui dipendenti in molti casi.
Quando da me si fanno le riunioni dove si parla di budget, molto velatamente, l’”imprenditore”, usa frasi del tipo:”se non si raggiunge tale obiettivo salta qualche testa...” o simili. Ovviamente la testa non è la sua o degli azionisti...
Secondo te chi rischia? Quanto meno stiamo al 50%...e mi tengo stretto, perché comunque la strategia la fa lui, noi siamo meri esecutori, che possiamo fare bene o male. Quindi se faccio bene quello bravo è lui e si intasca i dindi (io alla meglio mi tengo il posto di lavoro) perché lui è l’imprenditore che ha rischiato, se le cose non vanno come devono andare, per mia incapacità o per strategia errata (sua), pago io.
(Atteggiamento secondo me in stretta relazione alla crisi attuale ed ai contratti capestro...)
Porca troia visto in tv ora la mamma della Leotta
Se poco poco Accetta er bancomat
Me la farei proprio .
Se poco poco Accetta er bancomat
Me la farei proprio .
- Takkar
- Località: Roma
Credo che i dipendenti siano la principale risorsa per un imprenditore e che quindi vadano tutelati con tutte le forze (ovviamente riconosco che ci siano gli “scansafatiche” come per quanto riguarda gli imprenditori non siano tutti Luisa Spagnoli..).
Credo che chi investa debba essere l’ultimo ad abbandonare la nave, quantomeno per senso di responsabilità. Oggi vedo poco rispetto per chi lavora. Poca cura e poche attenzioni. Col fatto della crisi e della scarsa domanda molti se ne approfittano. Della serie:”Tanto uno che si mette a pecora lo trovo, co sta fame di lavoro che c’è...”
Ho l’impressione che oggi quando si assume lo si faccia per spendere meno, più che per migliorare il parco dipendenti. Tutto legittimo eh! Però...
"Essere piagnucolosi è uno stile di vita!"
A Takkar ma vaffanculo va
Te e il rischio d’impresa .
Te e il rischio d’impresa .
- Il Sigaro
- Località: Roma
In pratica l'imprenditore va bene solo se è un filantropo benefattore. Se pensa a portare la pagnotta a casa diventa un delinquente ...
Altro che lotta dl classe, poi ti chiedi come mai le piccole imprese chiudono e tutti cercano il posto fisso
Altro che lotta dl classe, poi ti chiedi come mai le piccole imprese chiudono e tutti cercano il posto fisso
Tudor dalla Croazia incrocia le dita per la fumata bianca (cit.)
Siete diventati stupidi appresso a Lotito (cit.)
"Un motivo ci sarà"
Siete diventati stupidi appresso a Lotito (cit.)
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- Oscar70
- Località: Umbria
OT Luisa Spagnoli è stata una donna dalle grande idee,ma se non interveniva Giovanni Buitoni suo compagno con la sua cultura d'impresa e preparazione, quelle idee non avrebbero avuto modo di decollare.
Tanto che lei il bacio lo voleva chiamare cazzotto per la sua forma,per fortuna Giovanni si oppose e la fece ragionare e fu la svolta.
Questo per dire che alla base di qualsiasi impresa non basta avere le idee ma serve grande preparazione,oggi come ieri.
EOT
Tanto che lei il bacio lo voleva chiamare cazzotto per la sua forma,per fortuna Giovanni si oppose e la fece ragionare e fu la svolta.
Questo per dire che alla base di qualsiasi impresa non basta avere le idee ma serve grande preparazione,oggi come ieri.
EOT
- matador0975
- Località: Torino
EOT
credo che gli imprenditori facciano quello che fanno i dipendenti e che fanno i loro clienti
Il dipendente prova ad ottimizzare il proprio stipendio e se non ci riesce nella propria azienda prova ad andare in un altra.
Il cliente prova a comprare quel prodotto al minor costo possibile. Se l'azienda x non riesce a daglielo va da un altra azienda.
Tutti provano ad ottimizzare i propri guadagni o i propri risparmi.
L'imprenditore bravo è quello che sapientemente spende meno dove puo spendere meno, e spende di piu dove gli serve spendere di piu.
Con l'obbiettivo di massimizzare i guadagni, come fa il dipendente, o come fa il cliente nel massimizzare i risparmi.
Niente di diverso e pensare che l'imprenditore sia un benefattore lo trovo un filo utopico ...
OT
La Lazio però ha tre centrocampisti in tutto, se gioca con il 433 non ha riserve.
A meno di voler considerare tra i centrocampisti Dele Bashiru e Castrovilli ovviamente
cit.
A meno di voler considerare tra i centrocampisti Dele Bashiru e Castrovilli ovviamente
cit.
- Takkar
- Località: Roma
Luisa Spagnoli l’ho citata principalmente per ciò che ha introdotto rispetto alla “cura” dei propri dipendenti. Immagino sarai informato.Oscar70 ha scritto: ↑24/10/2019, 10:53OT Luisa Spagnoli è stata una donna dalle grande idee,ma se non interveniva Giovanni Buitoni suo compagno con la sua cultura d'impresa e preparazione, quelle idee non avrebbero avuto modo di decollare.
Tanto che lei il bacio lo voleva chiamare cazzotto per la sua forma,per fortuna Giovanni si oppose e la fece ragionare e fu la svolta.
Questo per dire che alla base di qualsiasi impresa non basta avere le idee ma serve grande preparazione,oggi come ieri.
EOT
Soprattutto per le donne.
"Essere piagnucolosi è uno stile di vita!"
- Oscar70
- Località: Umbria
Certo Takkar ho capito benissimo dove volevi arrivare,ma io credo che alla base ci sia sempre la cultura e la preparazione.Le iniziative e le intuizioni di Luisa nel favorire e privilegiare il rapporto con i propri dipendenti non avrebbero mai avuto luce senza l'apporto decisivo di Giovanni,vero capitano d'impresa che,fin da ragazzo fu spedito dalla propria famiglia negli Stati Uniti per studiare,cosa rara per quei tempi.Takkar ha scritto: ↑24/10/2019, 11:45Luisa Spagnoli l’ho citata principalmente per ciò che ha introdotto rispetto alla “cura” dei propri dipendenti. Immagino sarai informato.Oscar70 ha scritto: ↑24/10/2019, 10:53OT Luisa Spagnoli è stata una donna dalle grande idee,ma se non interveniva Giovanni Buitoni suo compagno con la sua cultura d'impresa e preparazione, quelle idee non avrebbero avuto modo di decollare.
Tanto che lei il bacio lo voleva chiamare cazzotto per la sua forma,per fortuna Giovanni si oppose e la fece ragionare e fu la svolta.
Questo per dire che alla base di qualsiasi impresa non basta avere le idee ma serve grande preparazione,oggi come ieri.
EOT
Soprattutto per le donne.
Nel solco tracciato da loro ci sono ancora grandi imprese italiane che operano in questo modo,ovvero a stretto contatto con i propri dipendenti come una "famiglia",se andiamo a vedere da vicino queste aziende,si evidenzia sempre una grande cultura di base che poi si ritrova nell'operatività e nel legame affettivo che si crea tra le parti.
- Takkar
- Località: Roma
Esatto.Oscar70 ha scritto: ↑24/10/2019, 12:38Certo Takkar ho capito benissimo dove volevi arrivare,ma io credo che alla base ci sia sempre la cultura e la preparazione.Le iniziative e le intuizioni di Luisa nel favorire e privilegiare il rapporto con i propri dipendenti non avrebbero mai avuto luce senza l'apporto decisivo di Giovanni,vero capitano d'impresa che,fin da ragazzo fu spedito dalla propria famiglia negli Stati Uniti per studiare,cosa rara per quei tempi.Takkar ha scritto: ↑24/10/2019, 11:45Luisa Spagnoli l’ho citata principalmente per ciò che ha introdotto rispetto alla “cura” dei propri dipendenti. Immagino sarai informato.Oscar70 ha scritto: ↑24/10/2019, 10:53OT Luisa Spagnoli è stata una donna dalle grande idee,ma se non interveniva Giovanni Buitoni suo compagno con la sua cultura d'impresa e preparazione, quelle idee non avrebbero avuto modo di decollare.
Tanto che lei il bacio lo voleva chiamare cazzotto per la sua forma,per fortuna Giovanni si oppose e la fece ragionare e fu la svolta.
Questo per dire che alla base di qualsiasi impresa non basta avere le idee ma serve grande preparazione,oggi come ieri.
EOT
Soprattutto per le donne.
Nel solco tracciato da loro ci sono ancora grandi imprese italiane che operano in questo modo,ovvero a stretto contatto con i propri dipendenti come una "famiglia",se andiamo a vedere da vicino queste aziende,si evidenzia sempre una grande cultura di base che poi si ritrova nell'operatività e nel legame affettivo che si crea tra le parti.
Aggiungo rispetto al discorso Perugina che fu lei a decidere di puntare sulla lana d’angora e tutto ciò che ne è conseguito fino alla creazione della casa di moda famosa in tutto il mondo (portata avanti dalla nipote…figura femminile da lei stessa “sdoganata” ai tempi).
A volte una semplice intuizione, come fu quella di Giovanni, può essere decisiva ma non bastare a fare la differenza. Quello che lei di rivoluzionario ha creato lo hai perfettamente descritto (aggiungo che era una che ai dipendenti coi bonus li faceva ridere…oltre al resto).
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- Oscar70
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L'intuizione dell'angora è sicuramente un altra sua meravigliosa intuizione(donna vulcanica
H24 al limite della follia in senso buono) ,nata casualmente durante i suoi viaggi.Poi da li a sviluppare il tutto passarono anni,tant'è che non fece nemmeno in tempo a vedere quello che poi diventó la Spagnoli nel mondo,a causa della sua prematura scomparsa.Nel comparto di produzione e allevamento furono create case per i dipendenti(tutt'ora esistenti), piscine,asili nido e tutto ciò che serviva alla vita di tutti i giorni e del tempo libero degli stessi e delle loro famiglie.Dopodiché creò il primo parco tematico(Città della Domenica)in Italia e forse in Europa,su una collina di non so quanti ettari,tutt'ora esistente ma un po in disuso,che conteneva animali da tutto il mondo,trenini,teatrini animati ideati da geniali artigiani del nord Europa e tanto altro che ora forse dimentico.
In tutto questo è stata sempre affiancata da quel grandissimo uomo che è stato Giovanni Buitoni,senza il suo supporto culturale e manageriale non so se ce l'avrebbe fatta,per tornare al discorso di stamani.
Ultima precisazione e poi chiudo,il cognome Spagnoli viene dal suo primo marito Annibale,lei si chiamava Luisa Sargentini.
Scusate per l'enorme Ot.
H24 al limite della follia in senso buono) ,nata casualmente durante i suoi viaggi.Poi da li a sviluppare il tutto passarono anni,tant'è che non fece nemmeno in tempo a vedere quello che poi diventó la Spagnoli nel mondo,a causa della sua prematura scomparsa.Nel comparto di produzione e allevamento furono create case per i dipendenti(tutt'ora esistenti), piscine,asili nido e tutto ciò che serviva alla vita di tutti i giorni e del tempo libero degli stessi e delle loro famiglie.Dopodiché creò il primo parco tematico(Città della Domenica)in Italia e forse in Europa,su una collina di non so quanti ettari,tutt'ora esistente ma un po in disuso,che conteneva animali da tutto il mondo,trenini,teatrini animati ideati da geniali artigiani del nord Europa e tanto altro che ora forse dimentico.
In tutto questo è stata sempre affiancata da quel grandissimo uomo che è stato Giovanni Buitoni,senza il suo supporto culturale e manageriale non so se ce l'avrebbe fatta,per tornare al discorso di stamani.
Ultima precisazione e poi chiudo,il cognome Spagnoli viene dal suo primo marito Annibale,lei si chiamava Luisa Sargentini.
Scusate per l'enorme Ot.
- Takkar
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Grande donna, peccato sia morta prematuramente.Oscar70 ha scritto: ↑24/10/2019, 15:53L'intuizione dell'angora è sicuramente un altra sua meravigliosa intuizione(donna vulcanica
H24 al limite della follia in senso buono) ,nata casualmente durante i suoi viaggi.Poi da li a sviluppare il tutto passarono anni,tant'è che non fece nemmeno in tempo a vedere quello che poi diventó la Spagnoli nel mondo,a causa della sua prematura scomparsa.Nel comparto di produzione e allevamento furono create case per i dipendenti(tutt'ora esistenti), piscine,asili nido e tutto ciò che serviva alla vita di tutti i giorni e del tempo libero degli stessi e delle loro famiglie.Dopodiché creò il primo parco tematico(Città della Domenica)in Italia e forse in Europa,su una collina di non so quanti ettari,tutt'ora esistente ma un po in disuso,che conteneva animali da tutto il mondo,trenini,teatrini animati ideati da geniali artigiani del nord Europa e tanto altro che ora forse dimentico.
In tutto questo è stata sempre affiancata da quel grandissimo uomo che è stato Giovanni Buitoni,senza il suo supporto culturale e manageriale non so se ce l'avrebbe fatta,per tornare al discorso di stamani.
Ultima precisazione e poi chiudo,il cognome Spagnoli viene dal suo primo marito Annibale,lei si chiamava Luisa Sargentini.
Scusate per l'enorme Ot.
ps: se non sbaglio non ci hanno fatto un film di recente?
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- Oscar70
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Sì, tra l'altro realizzato anche molto beneTakkar ha scritto: ↑24/10/2019, 16:01Grande donna, peccato sia morta prematuramente.Oscar70 ha scritto: ↑24/10/2019, 15:53L'intuizione dell'angora è sicuramente un altra sua meravigliosa intuizione(donna vulcanica
H24 al limite della follia in senso buono) ,nata casualmente durante i suoi viaggi.Poi da li a sviluppare il tutto passarono anni,tant'è che non fece nemmeno in tempo a vedere quello che poi diventó la Spagnoli nel mondo,a causa della sua prematura scomparsa.Nel comparto di produzione e allevamento furono create case per i dipendenti(tutt'ora esistenti), piscine,asili nido e tutto ciò che serviva alla vita di tutti i giorni e del tempo libero degli stessi e delle loro famiglie.Dopodiché creò il primo parco tematico(Città della Domenica)in Italia e forse in Europa,su una collina di non so quanti ettari,tutt'ora esistente ma un po in disuso,che conteneva animali da tutto il mondo,trenini,teatrini animati ideati da geniali artigiani del nord Europa e tanto altro che ora forse dimentico.
In tutto questo è stata sempre affiancata da quel grandissimo uomo che è stato Giovanni Buitoni,senza il suo supporto culturale e manageriale non so se ce l'avrebbe fatta,per tornare al discorso di stamani.
Ultima precisazione e poi chiudo,il cognome Spagnoli viene dal suo primo marito Annibale,lei si chiamava Luisa Sargentini.
Scusate per l'enorme Ot.
ps: se non sbaglio non ci hanno fatto un film di recente?
- panacea76
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Hai descritto un semplice imprenditore che fa ricavi meno costi e poi regola il tutto, come dici tu, ottimizzando.matador0975 ha scritto: ↑24/10/2019, 11:30EOT
credo che gli imprenditori facciano quello che fanno i dipendenti e che fanno i loro clienti
Il dipendente prova ad ottimizzare il proprio stipendio e se non ci riesce nella propria azienda prova ad andare in un altra.
Il cliente prova a comprare quel prodotto al minor costo possibile. Se l'azienda x non riesce a daglielo va da un altra azienda.
Tutti provano ad ottimizzare i propri guadagni o i propri risparmi.
L'imprenditore bravo è quello che sapientemente spende meno dove puo spendere meno, e spende di piu dove gli serve spendere di piu.
Con l'obbiettivo di massimizzare i guadagni, come fa il dipendente, o come fa il cliente nel massimizzare i risparmi.
Niente di diverso e pensare che l'imprenditore sia un benefattore lo trovo un filo utopico ...
OT
Fare "Impresa" però è altra cosa... Perché devi investire nelle persone. È di questo che ha bisogno la società civile in generale e non del primo caso da te descritto.
Facciamo gravare le spese di commissione al consumatore e risolviamo il problema. Finirà che ciò che costava 30€ ti viene battuto a 31€, ed esci dal negozio col sorriso.Corso Trieste ha scritto: ↑23/10/2019, 17:57Ma ovvio, neanche io partecipo, li guardiamo ingozzasse, quelli so’ professionisti, noi ci beviamo un bianco mentre loro gareggiano anche se, lo ammetto, delle Capozzi che vendi tu un giorno me ne sono fatte quattro da 250 in scioltezza proprio, quelle sono veramente mozzarelle coi controcoglioni.
Ma siamo ot, riprendiamo a discutere se sia giusto, o almeno “normale” che io scontrino 30 euro e sul conto arriva una cifra inferiore...
Ah guarda, io sono lavoratore dipendente con un bel contratto a scadenza tra qualche mese, a prenderlo in culo sto in prima linea.Cicalone ha scritto: ↑22/10/2019, 10:11E con quelli ci fai cazzo, e con quell'altri ci fai cazzo, allora va bene così che ti devo dire.Pavese ha scritto: ↑22/10/2019, 9:59https://www.google.com/amp/amp.ilsole24 ... a/AEoaPAaDCicalone ha scritto: ↑22/10/2019, 9:12Jimmy ha scritto: ↑22/10/2019, 8:42Che le commissioni sono basse e il canone pos e’ una sciocchezza.se fai due vendite in giornata diciamo già te sei ripagato il canone del pos
Chi non ha ancora il pos nel punto vendita e’ chi vuole evadere.
Pero’ BANGLA CINESI EGIZIANI in tutti i loro punti vendita
Ce un nero che fa spavento
E non capisco tra benefit che prendono e pure tanti non si fa qualcosa contro queste situazioni
Ma vi siete mai chiesti perché e’ pieno de mini market de sti Zozzi?di fiorai tutti egiziani... ristoranti cinesi...
Ai BANGLA CINESI EGIZIANI gli devono fare il culo non vè dubbio. Chiedigli 50.000€ per aprire che ti scali poi dalle dichiarazioni dei redditi da pagare, no che ogni due anni cambiano denominazione e ricominciano
Con i piccoli commercianti ci fai cazzo, i numeri grossi so delle multinazionali.
Il bello è che è tutto legale.
Le multinazionali ok ci siamo, assodato.
una cosa è certa, qui chi si attacca al cazzo è solo chi viene tassato all'origine e non può difendersi, poi se uno propone di dare lo stipendio lordo pieno ai lavoratori dipendenti il silenzio.... ma come funziona?
I numeri dell'elusione parlano di € 6 miliardi(!) in meno ogni anno all'erario; fai rientrare quelli, poi sti cazzi delle fatture dei piccoli imprenditori.