EVENTI INTERNAZIONALI
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EVENTI INTERNAZIONALI
prendo spunto dalla notizia dell'uccisione di Al Baghdadi per aprire un topic in cui discutere dei maggiori eventi internazionali....che ne pensate? sto cazzo di Trump sta facendo le fiamme sia in patria che all'estero. per anni i democratici hanno portato le truppe americane in giro per il mondo, passando da pacifisti, adesso arriva questo additato come guerrafondaio e armaiolo e ritira le truppe, riportando a casa i militari e riscuotendo notevoli successi a livello di intelligence.....e ancora je rompono er cazzo, con una disoccupazione negli states ai minimi storici........
- simoferr83
- Località: Roma
Obama fece la stesso tipo di blitz con le stesse modalità “da film” live dalla casa bianca per ammazzare bin laden: obama fine stratega che distrugge il male e donaldone nostro pazzo esaltato che gioca ai videogames
- Waldganger
- Località: Roma
sul corriere della sera di oggi c'è un bell'articolo che confronta la foto di Trump mentre da il via all'operazione per l'uccisione di Al Bagdadi confrontata con quella di Obama per l'uccisione di Bin Laden. C'è un mondo di capacità comunicativa dietro. E la capacità comunicativa insegue lo zeitgeist, se questo cambia la comunicazione cambia. Se guardi la foto di Obama adesso e lo vedi senza la cravatta a un angoletto pensi che è un cojone che stava lì per caso. Obama. Quello che veniva considerato pochi anni fa il più grande politico americano dopo Roosevelt.
Son finiti i giorni lieti, degli studi e degli amori, o compagni in alto i cuori e il passato salutiam.
Obama se era bianco stava a fa il barbone a central park.Waldganger ha scritto:sul corriere della sera di oggi c'è un bell'articolo che confronta la foto di Trump mentre da il via all'operazione per l'uccisione di Al Bagdadi confrontata con quella di Obama per l'uccisione di Bin Laden. C'è un mondo di capacità comunicativa dietro. E la capacità comunicativa insegue lo zeitgeist, se questo cambia la comunicazione cambia. Se guardi la foto di Obama adesso e lo vedi senza la cravatta a un angoletto pensi che è un cojone che stava lì per caso. Obama. Quello che veniva considerato pochi anni fa il più grande politico americano dopo Roosevelt.
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Concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur
- alphonse
- Località: Roma
Donaldone è un sempliciotto, un po' rozzo e anche ignorantello, ma sa come girano le carte. Piaccia o no serve 'sta gente. Non ha sparato ancora manco un piombino e lo fanno passare per tuonato.
- Massimo G
- Località: Roma
finalmente anche quel cojone de Rampini davanti alla cruda (....per quelli come lui) realtà ha dovuto gettà la spugna e smette de fa er cavallaro.
Due interessanti articoli de quella carta da culo di la Repubblica
DONALD, BORIS E LE PREVISIONI SBAGLIATE DEGLI ECONOMISTI
Federico Rampini per “la Repubblica - Affari & Finanza”
Il 2019 è stato un altro anno nero per gli economisti. È una categoria dalle responsabilità enormi. Se nel mondo intero soffia il vento del populismo, la colpa è anche loro. Avendo sbagliato ogni sorta di previsione, diagnosi, prognosi e ricette prima della crisi del 2008, hanno contribuito molto a generare diffidenza verso gli esperti. E quando i tecnocrati vengono sfiduciati, il passo è breve per consegnare il governo agli incompetenti.
Ma anziché gridare allo scandalo perché il popolo è becero, bisogna prendersela con chi lo ha ingannato prima. Nel 2019 dove hanno sbagliato? Praticamente su tutto. Un coro unanime aveva pronosticato disastri immani se Donald Trump avesse osato mettere dazi sui prodotti cinesi; o se Boris Johnson fosse andato al governo nel Regno Unito. Io non simpatizzo né per Trump né per il suo amico inglese. Però mi corre l' obbligo di constatare che i disastri non sono avvenuti. L' economia Usa ha ripreso a correre e a generare posti di lavoro.
I salari operai crescono più adesso che sotto Obama. E dov' è l' Apocalisse generata dai dazi? La stragrande maggioranza degli economisti concordava sul fatto che le tasse doganali le avrebbe pagate il consumatore americano. Cioè che sarebbero state scaricate sui prezzi finali. Ma l' inflazione al consumo negli Stati Uniti resta ostinatamente inchiodata al 2% annuo o anche meno, cioè esattamente dov' era prima dei dazi. Eppure molte tasse doganali sono ormai in vigore da quasi due anni (si cominciò con acciaio, alluminio, elettrodomestici). Anche a Londra non è accaduta l' Apocalisse nei mesi di governo di Boris Johnson.
Naturalmente gli "esperti" hanno la risposta pronta: l' Apocalisse è dietro l' angolo, non c' è stata ma sta per arrivare. Il trucco è semplice, basta spostare le lancette dell' orologio, le previsioni fallite nel 2016 (anche allora si disse che una vittoria Brexit avrebbe portato al collasso economico) sono state spostate al 2017, 2018, 2019, 2020. Idem sui dazi, la rovina non c' è stata ma solo perché tre giorni fa Trump si è pentito e ha raggiunto una tregua. Già, ma le previsioni dicevano che i dazi dovevano rovinarci già un anno fa.
È troppo comodo aggiornarle modificando il calendario. Il peggio è l' arroganza degli economisti. Dove sono le autocritiche per aver sbagliato sistematicamente tutto da molti anni a questa parte? Ci fu - è vero - un momento di sincerità e di onestà intellettuale. Ricordo quando la Regina d' Inghilterra fece la domanda semplice e scomoda agli economisti del suo Paese: perché non avete previsto la grande crisi del 2008?
Dall' associazione degli economisti arrivò qualche risposta seria, che accennava a una spiegazione imbarazzante: conflitto d' interessi. Troppi economisti vivono di emolumenti legati alle grande imprese, alle banche o alla finanza, che viziano la loro visione del mondo. Poco è cambiato da allora.
I DEM USA A LEZIONE DA BORIS
Federico Rampini per “la Repubblica”
Congratulazioni a Boris Johnson per la sua grande VITTORIA!". Quando Donald Trump passa ai caratteri maiuscoli su Twitter, è come se urlasse. Il trionfo del suo amico e sodale lo entusiasma. Nel 2016 la vittoria di Brexit nel Regno Unito fu il preludio e il presagio dell' inattesa elezione di Trump, meno di cinque mesi dopo. Nei due casi i sondaggi fecero un flop clamoroso. Nei due casi una costante fu la rivolta della classe operaia contro l' establishment. Nazionalismo e sovranismo, protezionismo contro la concorrenza dai Paesi emergenti, resistenza all' immigrazione: l' elenco dei punti comuni fra le insurrezioni populiste anglo-americane è lungo.
Le élite tradizionali (compresi i capitalisti, i top manager delle multinazionali, i repubblicani e i Tories di vecchio stampo) odiano o disprezzano i "gemelli" Donald e Boris, qualche volta scambiando i propri desideri per realtà. Gli economisti prevedono da due anni cataclismi nelle economie americana e britannica, mai avvenuti. Intellettuali e giovani universitari hanno avuto innamoramenti per Jeremy Corbyn, la riscoperta del marxismo è stata celebrata, ma il verdetto delle urne è deludente su quel fronte.
Perciò, subito dopo l' euforia di Trump, è interessante l' impatto dell' elezione britannica sulla sinistra americana a meno di 11 mesi da un altro voto di portata mondiale. La tv Cnbc apre i suoi servizi con "Le lezioni della vittoria di Johnson per i democratici Usa". Non c' è giornale, rivista, sito o talkshow televisivo che non affronti questo argomento sul versante Ovest dell' Atlantico. Lo scenario è abbastanza simile a quello inglese, con l' aggiunta dell' impeachment (anche questa si presta a paragoni interessanti).
Esistono almeno due versioni americane di Corbyn.
Bernie Sanders, il senatore del Vermont che si proclama socialista e già sfidò Hillary Clinton per la nomination nel 2016, è il più simile. Si può applicare a Sanders la battuta che il Financial Times coniò per Corbyn: reduci di una sinistra "vetero" secondo la quale la Guerra fredda fu vinta dalla parte sbagliata. Simpatizzanti del castrismo cubano, dei vari Chávez Maduro Morales, nonostante i fallimenti ripetuti. Piacciono, non a caso, a tanti giovani che della Guerra fredda o dell' Urss non sanno nulla.
L' altra simil-Corbyn in America è la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, la cui carriera politica ebbe inizio con il movimento Occupy Wall Street e la protesta contro i salvataggi delle grandi banche, le diseguaglianze sociali, l' economia al servizio dell' un per cento di privilegiati. La Warren è più moderna di Sanders e Corbyn, non ha nostalgie di Che Guevara o t-shirt con la faccia di Mao. Insieme, la Warren e Sanders hanno un seguito che sfiora la metà della base democratica nei sondaggi.
Di recente però l' ascesa della Warren - che aveva sorpassato il moderato Joe Biden, ex vice di Obama - si è arrestata e ha dato segni di flessione. È accaduto che, per onestà intellettuale o ingenuità, lei ha scoperto le carte sulla sua riforma sanitaria. Porterebbe in America un sistema uguale a quello italiano, un servizio sanitario nazionale, gratuito o quasi. Il costo della transizione, che sposterebbe dal privato al pubblico l' intera sanità, lei stessa lo ha calcolato in ventimila miliardi di dollari per un decennio. Se a questo si aggiungono altre proposte simili per Warren e Sanders come il Green New Deal e l' università gratuita, la ricetta è chiara: trasformare gli Stati Uniti in una grande socialdemocrazia nordeuropea. Con una pressione fiscale molto più elevata di quella attuale, ma un modello più equo e solidale, meno diseguaglianze, più redistribuzione, più servizi sociali per tutti.
È un' idea suggestiva, affascinante, però spaventa anche metà degli elettori democratici, inclusa una parte di classe operaia: vedono l' Europa come un continente stagnante, senza crescita. Forse sono smemorati, perché l' America fu una specie di grande Svezia nel periodo incluso tra Franklin Roosevelt e John Kennedy, l' era delle grandi riforme sociali, quando l' aliquota marginale più elevata sugli straricchi raggiunse il 70%. Quel modello però s' incagliò negli anni Settanta. Poi arrivò la rivoluzione neoliberista, guidata da un' altra coppia anglo-americana: Ronald Reagan e Margaret Thatcher.
Disprezzati e odiati dalle élite anche loro. La Thatcher venne "riabilitata" a sinistra solo da Tony Blair.
Reagan, che gli intellettuali europei trattavano come un rozzo cowboy, è stato rivalutato da Barack Obama.
Un' altra lezione che viene meditata dopo la vittoria di Johnson: guai a disprezzare gli elettori. Chi votò Brexit nel 2016 si è sentito preso in giro dai tre anni di rinvii che tentavano di svuotare quel referendum. Una parte degli americani prova irritazione di fronte all' impeachment: se Trump è indegno, se è un pericolo per la democrazia, molti cittadini pensano che la via maestra per cacciarlo è il suffragio universale. La sinistra radicale ha voluto l' impeachment, forzando la mano a moderati come Nancy Pelosi, presidente della Camera. Un altro caso in cui radicali alla Corbyn rischiano di essere i migliori alleati della destra?
Due interessanti articoli de quella carta da culo di la Repubblica
DONALD, BORIS E LE PREVISIONI SBAGLIATE DEGLI ECONOMISTI
Federico Rampini per “la Repubblica - Affari & Finanza”
Il 2019 è stato un altro anno nero per gli economisti. È una categoria dalle responsabilità enormi. Se nel mondo intero soffia il vento del populismo, la colpa è anche loro. Avendo sbagliato ogni sorta di previsione, diagnosi, prognosi e ricette prima della crisi del 2008, hanno contribuito molto a generare diffidenza verso gli esperti. E quando i tecnocrati vengono sfiduciati, il passo è breve per consegnare il governo agli incompetenti.
Ma anziché gridare allo scandalo perché il popolo è becero, bisogna prendersela con chi lo ha ingannato prima. Nel 2019 dove hanno sbagliato? Praticamente su tutto. Un coro unanime aveva pronosticato disastri immani se Donald Trump avesse osato mettere dazi sui prodotti cinesi; o se Boris Johnson fosse andato al governo nel Regno Unito. Io non simpatizzo né per Trump né per il suo amico inglese. Però mi corre l' obbligo di constatare che i disastri non sono avvenuti. L' economia Usa ha ripreso a correre e a generare posti di lavoro.
I salari operai crescono più adesso che sotto Obama. E dov' è l' Apocalisse generata dai dazi? La stragrande maggioranza degli economisti concordava sul fatto che le tasse doganali le avrebbe pagate il consumatore americano. Cioè che sarebbero state scaricate sui prezzi finali. Ma l' inflazione al consumo negli Stati Uniti resta ostinatamente inchiodata al 2% annuo o anche meno, cioè esattamente dov' era prima dei dazi. Eppure molte tasse doganali sono ormai in vigore da quasi due anni (si cominciò con acciaio, alluminio, elettrodomestici). Anche a Londra non è accaduta l' Apocalisse nei mesi di governo di Boris Johnson.
Naturalmente gli "esperti" hanno la risposta pronta: l' Apocalisse è dietro l' angolo, non c' è stata ma sta per arrivare. Il trucco è semplice, basta spostare le lancette dell' orologio, le previsioni fallite nel 2016 (anche allora si disse che una vittoria Brexit avrebbe portato al collasso economico) sono state spostate al 2017, 2018, 2019, 2020. Idem sui dazi, la rovina non c' è stata ma solo perché tre giorni fa Trump si è pentito e ha raggiunto una tregua. Già, ma le previsioni dicevano che i dazi dovevano rovinarci già un anno fa.
È troppo comodo aggiornarle modificando il calendario. Il peggio è l' arroganza degli economisti. Dove sono le autocritiche per aver sbagliato sistematicamente tutto da molti anni a questa parte? Ci fu - è vero - un momento di sincerità e di onestà intellettuale. Ricordo quando la Regina d' Inghilterra fece la domanda semplice e scomoda agli economisti del suo Paese: perché non avete previsto la grande crisi del 2008?
Dall' associazione degli economisti arrivò qualche risposta seria, che accennava a una spiegazione imbarazzante: conflitto d' interessi. Troppi economisti vivono di emolumenti legati alle grande imprese, alle banche o alla finanza, che viziano la loro visione del mondo. Poco è cambiato da allora.
I DEM USA A LEZIONE DA BORIS
Federico Rampini per “la Repubblica”
Congratulazioni a Boris Johnson per la sua grande VITTORIA!". Quando Donald Trump passa ai caratteri maiuscoli su Twitter, è come se urlasse. Il trionfo del suo amico e sodale lo entusiasma. Nel 2016 la vittoria di Brexit nel Regno Unito fu il preludio e il presagio dell' inattesa elezione di Trump, meno di cinque mesi dopo. Nei due casi i sondaggi fecero un flop clamoroso. Nei due casi una costante fu la rivolta della classe operaia contro l' establishment. Nazionalismo e sovranismo, protezionismo contro la concorrenza dai Paesi emergenti, resistenza all' immigrazione: l' elenco dei punti comuni fra le insurrezioni populiste anglo-americane è lungo.
Le élite tradizionali (compresi i capitalisti, i top manager delle multinazionali, i repubblicani e i Tories di vecchio stampo) odiano o disprezzano i "gemelli" Donald e Boris, qualche volta scambiando i propri desideri per realtà. Gli economisti prevedono da due anni cataclismi nelle economie americana e britannica, mai avvenuti. Intellettuali e giovani universitari hanno avuto innamoramenti per Jeremy Corbyn, la riscoperta del marxismo è stata celebrata, ma il verdetto delle urne è deludente su quel fronte.
Perciò, subito dopo l' euforia di Trump, è interessante l' impatto dell' elezione britannica sulla sinistra americana a meno di 11 mesi da un altro voto di portata mondiale. La tv Cnbc apre i suoi servizi con "Le lezioni della vittoria di Johnson per i democratici Usa". Non c' è giornale, rivista, sito o talkshow televisivo che non affronti questo argomento sul versante Ovest dell' Atlantico. Lo scenario è abbastanza simile a quello inglese, con l' aggiunta dell' impeachment (anche questa si presta a paragoni interessanti).
Esistono almeno due versioni americane di Corbyn.
Bernie Sanders, il senatore del Vermont che si proclama socialista e già sfidò Hillary Clinton per la nomination nel 2016, è il più simile. Si può applicare a Sanders la battuta che il Financial Times coniò per Corbyn: reduci di una sinistra "vetero" secondo la quale la Guerra fredda fu vinta dalla parte sbagliata. Simpatizzanti del castrismo cubano, dei vari Chávez Maduro Morales, nonostante i fallimenti ripetuti. Piacciono, non a caso, a tanti giovani che della Guerra fredda o dell' Urss non sanno nulla.
L' altra simil-Corbyn in America è la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, la cui carriera politica ebbe inizio con il movimento Occupy Wall Street e la protesta contro i salvataggi delle grandi banche, le diseguaglianze sociali, l' economia al servizio dell' un per cento di privilegiati. La Warren è più moderna di Sanders e Corbyn, non ha nostalgie di Che Guevara o t-shirt con la faccia di Mao. Insieme, la Warren e Sanders hanno un seguito che sfiora la metà della base democratica nei sondaggi.
Di recente però l' ascesa della Warren - che aveva sorpassato il moderato Joe Biden, ex vice di Obama - si è arrestata e ha dato segni di flessione. È accaduto che, per onestà intellettuale o ingenuità, lei ha scoperto le carte sulla sua riforma sanitaria. Porterebbe in America un sistema uguale a quello italiano, un servizio sanitario nazionale, gratuito o quasi. Il costo della transizione, che sposterebbe dal privato al pubblico l' intera sanità, lei stessa lo ha calcolato in ventimila miliardi di dollari per un decennio. Se a questo si aggiungono altre proposte simili per Warren e Sanders come il Green New Deal e l' università gratuita, la ricetta è chiara: trasformare gli Stati Uniti in una grande socialdemocrazia nordeuropea. Con una pressione fiscale molto più elevata di quella attuale, ma un modello più equo e solidale, meno diseguaglianze, più redistribuzione, più servizi sociali per tutti.
È un' idea suggestiva, affascinante, però spaventa anche metà degli elettori democratici, inclusa una parte di classe operaia: vedono l' Europa come un continente stagnante, senza crescita. Forse sono smemorati, perché l' America fu una specie di grande Svezia nel periodo incluso tra Franklin Roosevelt e John Kennedy, l' era delle grandi riforme sociali, quando l' aliquota marginale più elevata sugli straricchi raggiunse il 70%. Quel modello però s' incagliò negli anni Settanta. Poi arrivò la rivoluzione neoliberista, guidata da un' altra coppia anglo-americana: Ronald Reagan e Margaret Thatcher.
Disprezzati e odiati dalle élite anche loro. La Thatcher venne "riabilitata" a sinistra solo da Tony Blair.
Reagan, che gli intellettuali europei trattavano come un rozzo cowboy, è stato rivalutato da Barack Obama.
Un' altra lezione che viene meditata dopo la vittoria di Johnson: guai a disprezzare gli elettori. Chi votò Brexit nel 2016 si è sentito preso in giro dai tre anni di rinvii che tentavano di svuotare quel referendum. Una parte degli americani prova irritazione di fronte all' impeachment: se Trump è indegno, se è un pericolo per la democrazia, molti cittadini pensano che la via maestra per cacciarlo è il suffragio universale. La sinistra radicale ha voluto l' impeachment, forzando la mano a moderati come Nancy Pelosi, presidente della Camera. Un altro caso in cui radicali alla Corbyn rischiano di essere i migliori alleati della destra?
Boia chi molla!
- blau-weiss
- Località: Polonia
Rampini è un po' che fa discorsi interessanti. Strano che è ancora lì.
- lennon85
- Località: Norcia (Pg) - Roma
Eh appunto, mica tanto cojone, lancia continuamente bordate alla sinistra italiana su tutti i fronti.blau-weiss ha scritto:Rampini è un po' che fa discorsi interessanti. Strano che è ancora lì.
Lo tengono ancora lì perché scrive principalmente di politica internazionale, ma il lettore medio di Repubblica ha come principale interesse la paura del ritorno del fascismo.
- Massimo G
- Località: Roma
Rampini è un cojone che ha preso coscienza che ormai ai cavallari ce crede solo qualche cojone come lui per cui pe continuà a magnà co no stipendio decente ormai pagato dagli Agnelli da buon infame ha dovuto immediatamente rinnegà il suo DNAlennon85 ha scritto: ↑18/12/2019, 9:24Eh appunto, mica tanto cojone, lancia continuamente bordate alla sinistra italiana su tutti i fronti.blau-weiss ha scritto:Rampini è un po' che fa discorsi interessanti. Strano che è ancora lì.
Lo tengono ancora lì perché scrive principalmente di politica internazionale, ma il lettore medio di Repubblica ha come principale interesse la paura del ritorno del fascismo.
Boia chi molla!
- lennon85
- Località: Norcia (Pg) - Roma
Gli Agnelli hanno comprato Repubblica da poco, Rampini è da un bel pezzo che ha cominciato a cambiare rotta.Massimo G ha scritto: ↑18/12/2019, 12:43Rampini è un cojone che ha preso coscienza che ormai ai cavallari ce crede solo qualche cojone come lui per cui pe continuà a magnà co no stipendio decente ormai pagato dagli Agnelli da buon infame ha dovuto immediatamente rinnegà il suo DNAlennon85 ha scritto: ↑18/12/2019, 9:24Eh appunto, mica tanto cojone, lancia continuamente bordate alla sinistra italiana su tutti i fronti.blau-weiss ha scritto:Rampini è un po' che fa discorsi interessanti. Strano che è ancora lì.
Lo tengono ancora lì perché scrive principalmente di politica internazionale, ma il lettore medio di Repubblica ha come principale interesse la paura del ritorno del fascismo.
Sta ancora lì perchè scrive di politica internazionale, un argomento che, a quello che legge Repubblica e ha come unico obiettivo quello di vedere impiccato Salvini, frega il giusto.
Potremmo dire, al limite, che lo tengono perchè un'epurazione per distanza ideologica con la linea editoriale provocherebbe una risonanza mediatica abnorme e negativa proprio per Repubblica e che la sua presenza fa gioco allo stesso quotidiano per dare, almeno di facciata, l'idea di essere pluralista (qualche tempo fa fecero una collaborazione persino con Buttafuoco); del resto pure Pansa continuò a collaborare con Repubblica e L'Espresso quando scrisse "Il sangue dei vinti" e seguenti, nonostante fece venire l'orticaria a sinistra e si prese insulti di ogni tipo (dal semplice "venduto" a "vuole diventare direttore del corriere della sera") anche se stava già in un'età per cui poteva permettersi il lusso di fare quello che voleva.
Poi sono tutti punti di vista, ma oggi io se vedo Rampini in tv lo ascolto.
- Massimo G
- Località: Roma
Era da più di un anno che De Benedetti aveva di fatto messo in vendita il giornale, di articoli di Rampini così critici prima di questo periodo me sembra che non ce ne sia traccia
Boia chi molla!
- lennon85
- Località: Norcia (Pg) - Roma
Quindi secondo te, chiedo senza polemica, gli Agnelli hanno interesse a spostarsi dalla linea editoriale storica di Repubblica?
Sarebbe un suicidio, perchè si avventurerebbero in uno spazio già abbondantemente occupato e brucerebbe anche i suoi lettori.
Peraltro la famiglia Agnelli storicamente non mi sembra di destra, vedi La Stampa.
- Massimo G
- Località: Roma
No Lennon non ho detto questo.lennon85 ha scritto: ↑19/12/2019, 10:31Quindi secondo te, chiedo senza polemica, gli Agnelli hanno interesse a spostarsi dalla linea editoriale storica di Repubblica?
Sarebbe un suicidio, perchè si avventurerebbero in uno spazio già abbondantemente occupato e brucerebbe anche i suoi lettori.
Peraltro la famiglia Agnelli storicamente non mi sembra di destra, vedi La Stampa.
Dico che secondo me un qualsiasi lavoratore che è consapevole di non lavorare come dovrebbe, in questo caso scrivere stronzate, nel momento in cui capisce che sta cambiando il suo Datore si mette a lavorà come dovrebbe, in questo caso scrivere in modo oggettivo.
Poi sicuramente visto quant'è merda Rampini tra un po' inizierà a scrivere quello che vuole Agnelli
Boia chi molla!
- blau-weiss
- Località: Polonia
Sarebbe bello conoscere cosa ne pensano i numerosi fan di Trump qui dell'omicidio di Soleimani.
Sovranisti col culo degli altri.
Sovranisti col culo degli altri.
È stata uccisa la persona che più di tutti ha combattuto l'ISIS
ma in Italia la gente pensa, per colpa dell'informazione, che in vita sia stato un terrorista, un boia.
Il Commento di Salvini, che lo definisce,
"uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente" è incredibile.
Comunque l'obiettivo è da sempre eliminare l'Iran, un'operazione che va in tal senso.
Vediamo che succede, ma la situazione non è tranquilla.
ma in Italia la gente pensa, per colpa dell'informazione, che in vita sia stato un terrorista, un boia.
Il Commento di Salvini, che lo definisce,
"uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente" è incredibile.
Comunque l'obiettivo è da sempre eliminare l'Iran, un'operazione che va in tal senso.
Vediamo che succede, ma la situazione non è tranquilla.
Questa è la Lazio, ed e sempre un'altra cosa.
- Blevins
- Località: Roma
non ci capisco nulla di queste storie e chissà che interessi ci sono dietro, ma il modo di comunicare di salvini è aberranteneweagle ha scritto: ↑04/01/2020, 8:48È stata uccisa la persona che più di tutti ha combattuto l'ISIS
ma in Italia la gente pensa, per colpa dell'informazione, che in vita sia stato un terrorista, un boia.
Il Commento di Salvini, che lo definisce,
"uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente" è incredibile.
Comunque l'obiettivo è da sempre eliminare l'Iran, un'operazione che va in tal senso.
Vediamo che succede, ma la situazione non è tranquilla.
dopo una grossa crisi economica (2008-2014) serve una grossa guerra
ma il cruccio della società moderna è legalizzare le incularelle in famiglia, la cannetta, la libertà dei culattoni, la VAR e tutte ste cazzate . Auguri.
ma il cruccio della società moderna è legalizzare le incularelle in famiglia, la cannetta, la libertà dei culattoni, la VAR e tutte ste cazzate . Auguri.
- simoferr83
- Località: Roma
Se la pace coi talebani e col cicciottello nordcoreano la faceva il presidente abbronzato quanti nobel gli davano?
- blau-weiss
- Località: Polonia
- simoferr83
- Località: Roma